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NEWS 9/12/2024
IL RAPPORTO CENSIS 2024 SULLA SCUOLA DENUNCIA:
RITORNO ALLA SUBCULTURA E SITUAZIONE DRAMMATICA SUL SOSTEGNO
Programmi scolastici? Il 55,1% dei giovani non conosce Giuseppe Mazzini (che per il 19,3% sarebbe stato un “parlamentare della prima repubblica”). Il 43,5% dei diplomati stenta a capire l’italiano scritto (che diventa l’80% negli istituti professionali). Per il 12,9% degli italiani 7 per 8 “non fa necessariamente 56”, per l’11,8% “io correrò” non è una declinazione al futuro del verbo “correre” (bensì l’indicativo o il congiuntivo), mentre il 53,4% non sa cosa sia il potere esecutivo, né quale sia la capitale della Norvegia o il capoluogo della Basilicata. Del resto per il 5,8% il “culturista” sarebbe una “persona di cultura”.
Ma il livello della scuola non è certo sceso solo negli ultimi due anni. Trattasi del prodotto (bipartisan) degli ultimi 30 anni. Se il centrodestra ha creato un liceo scientifico senza il latino e oggi persegue la quadriennalizzazione (già vaticinata però anche da altri ministri), la subordinazione delle conoscenze all’acquisizione di competenze meramente esecutive è stata un fiore all’occhiello di una certa sinistra da quando s’è innamorata del neoliberismo.
Il tradimento dell’umanesimo e del rigore sull’acculturazione delle masse che caratterizzavano il movimento socialista è stato del tutto evidente, soprattutto da Luigi Berlinguer in poi, con programmi sempre più scarni, l’alternanza scuola-lavoro e la guerra alle “bocciature”.
Secondo un classismo alla rovescia (“tanto sono ‘saperi inutili’ che non possono imparare), cercare di insegnare latino e greco nelle periferie era vis persecutoria e il merito un “vizio” reazionario. Per questo ebbe inizio il taglio dei programmi e la persecuzione dei docenti, oggi ridotti a paria, insultati, vilipesi e retribuiti da travet.
Il tutto si lega ad un ritorno a concezioni arcaiche, razziste e suprematiste. Per il 26% della popolazione gli immigrati clandestini sarebbero 10 milioni, per il 13% l’intelligenza sarebbe legata all’etnia (anzi, alla “razza”), per il 15,3% l’omosessualità sarebbe una patologia genetica e per il 9% “criminali si nasce”. Eppure è proprio la presenza di immigrati che riesce ad incrementare i contributi per le pensioni e a tenere in vita le comunità locali, consentendo l’esistenza di servizi essenziali come scuole, sanità, negozi e sostenendo l’economia.
In sintesi, l’Italia arretra da decenni. Cresce l’occupazione (+3,8% rispetto al 2007, anno pre-crisi), ma arretrano gli stipendi rispetto al resto della Ue, e scende il Pil, perché si tratta di lavori precari, dequalificati (non interni a filiere di qualità), senza contributi o a bassissima retribuzione. Il 68% degli italiani si dice “stanco e tradito dalla democrazia”. La metà dei giovani sa che non avrà mai una pensione (ed emigrano in 100mila l’anno – a cominciare dai laureati). Gli italiani hanno dovuto spendere 44 miliardi per curarsi presso la sanità privata, l’evasione fiscale galoppa, welfare e servizi (incrementati solo al tempo del Covid) sono del tutto insufficienti e la denatalità è al punto di non ritorno. Come sintetizza il rapporto: “Disinnescato il sortilegio della ‘fine della storia’ … la parola ‘fine’ si rovescia allora nell’altro suo significato: non più traguardo e compimento, bensì declino, tramonto, morte. Suonano le trombe di un’apocalisse culturale”. Tutto ciò ha riportato il Paese a destra. Ancor peggio: nella subcultura. Se ne accorgerà qualcuno, a “sinistra”?
Inoltre sul sostegno la situazione è insostenibile: negli ultimi 15 anni c’è un aumento drammatico del numero di alunni con disabilità nelle scuole di ogni ordine e grado, con un incremento che ha quasi raddoppiato la loro presenza: da 187.000 a oltre 300.000 negli ultimi anni. La crescita ha portato a un corrispondente aumento dei docenti di sostegno, i quali sono cresciuti da 89.357 a 235.134, quasi un quarto dell’intero corpo docente nelle scuole statali e di questi docenti il 58% è precario e il più delle volte non specializzato a causa di una politica tutta tesa a tagliare fondi alla scuola per cui i corsi di specializzazione vengono fatti col contagocce.
Il rimedio paventato da dirigenti scolastici e ministero sarebbe ancora peggiore del male: dare a tutti i docenti una infarinatura, una miniformazione sul sostegno in modo che così si potrebbe usare i docenti specializzati solo nei casi gravi e quindi ridurre il numero dei docenti di sostegno.
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