Un significativo incontro si è svolto lunedì 7 aprile presso la nostra scuola, incentrato sulla delicata e importante tematica della violenza sulle donne. L’incontro ha visto la partecipazione di molti ospiti d’eccezione, fra cui il Sostituto Procuratore della Repubblica Davide Ercolani, il comandante della Compagnia dei Carabinieri di Novafeltria Davide Mangerini, il Commissario vice Dirigente della Squadra Mobile di Rimini Anna Bisulli, e Olimpia Di Donato, Presidente dell’Associazione Rete Donna.
Ma senz’altro significativo è stato l’intervento di una donna che ha deciso di condividere la sua toccante testimonianza. Un evento che ha avuto il potere di scuotere le coscienze e suscitare una profonda riflessione tra i presenti, studenti e docenti.
La parola al Sostituto Procuratore: l’analisi legale
Il primo intervento è stato quello del Sostituto Procuratore della Repubblica, che ha aperto la discussione illustrando, e avvalendosi anche di immagini crude, alcuni episodi di violenza sulle donne, tra i quali casi di maltrattamenti in famiglia, stalking e femminicidi. Con un linguaggio preciso e diretto, il procuratore ha spiegato le dinamiche legali che si celano dietro a questi reati, evidenziando come spesso le vittime di violenza siano intimidite e spaventate dal proprio aggressore, rendendo difficile per loro denunciare.
Ha sottolineato l’importanza del ruolo delle forze dell’ordine e del sistema giudiziario nel perseguire i colpevoli e proteggere le vittime, ma ha anche invitato gli studenti a riflettere sull’importanza della prevenzione e della sensibilizzazione rispetto a questi crimini. La violenza contro le donne, ha spiegato, può essere ricondotta a determinate categorie, ma in generale è il risultato di un contesto culturale e sociale degradato o che minimizza la gravità di questi atti. Il suo intervento ha avuto il merito di chiarire come la legge attuale, grazie ad una serie di innovazioni e correttivi sulla legislazione precedentemente in vigore, punisca severamente la violenza sulle donne e in generale contro la persona, ma anche come la vera svolta possa avvenire solo se la società nel suo complesso è pronta a cambiare mentalità.
L’intervento del Comandante dei Carabinieri: reati connessi alla violenza
Subito dopo, è stato il turno del comandante della Compagnia dei Carabinieri, che ha esposto il quadro complesso dei reati connessi alla violenza sulle donne. Ha spiegato come spesso la violenza fisica si accompagni ad altre forme di abuso, come il controllo psicologico, le minacce, il ricatto emotivo e quello economico. Il comandante ha inoltre sottolineato che, purtroppo, molte donne non denunciano immediatamente, ma si trovano in una situazione di isolamento e paura che le rende vulnerabili agli abusi continui.
Un aspetto cruciale che è emerso dal suo intervento è stato l’importanza di creare un ambiente sicuro in cui le vittime possano sentirsi sostenute e comprese. Il comandante ha esortato i giovani a rivolgersi senza timore alle forze dell’ordine e a non sottovalutare mai i segnali di violenza. Ha anche enfatizzato il ruolo fondamentale della collaborazione tra scuole, famiglie e istituzioni nel prevenire la violenza e nell’aiutare le vittime a uscire da situazioni pericolose.
La testimonianza di una donna coraggiosa
Infine, una donna ha preso la parola per raccontare la sua storia, un racconto doloroso ma incredibilmente coraggioso. Ha raccontato le violenze subite per anni su di sé e poi, per una incredibile coincidenza, l’analoga storia avvenuta con sua figlia; un calvario che l’ha costretta a vivere nell’ombra, a lungo incapace di reagire per paura delle ritorsioni. La sua testimonianza è stata un momento molto intenso e commovente, che ha fatto emergere il dolore e la sofferenza di molte donne, spesso invisibili.
Nonostante il trauma e la paura, questa donna ha trovato il coraggio di chiedere aiuto per sé e per la figlia e, con il supporto delle forze dell’ordine, è riuscita a interrompere il ciclo di violenza che le aveva distrutto la vita. Ha esortato i giovani a non aver paura di chiedere aiuto e a rivolgersi alle forze dell’ordine, affinché nessuna debba affrontare da sola una situazione di abuso. La sua testimonianza è stata un messaggio di speranza, un invito a non rimanere mai in silenzio di fronte alla violenza e a non sentire su di sé il peso di un diritto (quello alla denuncia) per far cessare le persecuzioni.
Un momento di umanità
L’emozione suscitata dalla testimonianza della donna è stata palpabile anche nel Commissario di Polizia: nel suo intervento, ha sottolineato che, nonostante l’esperienza e la preparazione, ogni volta che si ascolta una storia del genere, si prova un dolore umano che non può essere ignorato. Evidentemente la violenza sulle donne è un problema che riguarda tutti, indipendentemente dalla professione che ciascuno di noi svolge, e non si può restare indifferenti.
Un messaggio di speranza e solidarietà
L’incontro si è concluso con un forte appello dei relatori a tutti i presenti: non bisogna mai sottovalutare le segnalazioni di violenza e non bisogna mai rimanere indifferenti di fronte a chi soffre. È essenziale che ognuno di noi si faccia carico di un cambiamento culturale che metta al centro la dignità e il rispetto delle donne. La violenza non ha giustificazioni e non deve essere mai tollerata.
I ragazzi presenti, visibilmente emozionati, hanno avuto l’opportunità di porre domande agli ospiti, approfondendo temi legati alla prevenzione, alla denuncia e alla protezione delle vittime.
In conclusione, questo incontro è stato un momento di riflessione importante su una realtà troppo spesso nascosta. Le testimonianze hanno voluto sensibilizzare i giovani su uno dei problemi più gravi e urgenti della nostra società, sollecitando una presa di coscienza collettiva. La violenza che colpisce le donne non è solo un problema delle vittime, ma riguarda tutta la società. Uomini e donne devono unirsi per combatterla e per costruire un futuro in cui ciascuno possa vivere senza paura.
Pubblicazione della Polizia di Stato “Questo non è amore 2024”.
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